LIBIA - TUNISIA

1992
Nel frattempo abbiamo acquistato un nuovo fuoristrada : il Toyota LJ73 abbastanza spazioso per affrontare viaggi più impegnativi. Sentiamo notizia che finalmente la Libia ha aperto le frontiere al turismo. A quei tempi non si sa nulla di quel paese e le uniche notizie che riusciamo a raccogliere vengono da un libro coloniale italiano, ingiallito dai decenni, che da qualche notizia di scarso interesse. Qualcuno dice che il deserto libico è meraviglioso. Noi decidiamo di andarci.
Attraversiamo la Tunisia e arriviamo alla frontiera. Abbiamo già i visti e ci vengono consegnati dei moduli da compilare completamente scritti in arabo. D’ora in poi tutto è scritto in arabo compresa la segnaletica stradale e i cartelli di indicazione delle località, così ci facciamo aiutare da alcuni tunisini per la compilazione dei moduli e per il resto confrontiamo i "segni" sui cartelli stradali con quelli scritti sulla cartina. Anche la targa della nostra macchina diventa momentaneamente in arabo affinchè le forze di polizia stradale possano leggerne i caratteri. Arriviamo a Tripoli, cerchiamo un albergo e lì dormiamo. Il giorno dopo siamo pronti per la partenza, ma il console italiano a Tripoli ha sguinzagliato i suoi uomini per cercarci e avvisarci che la nostra presenza in Libia è scomoda e non senza pericoli, dato che lo stesso giorno era scattato l’embargo aereo da parte dell’occidente e che quindi si temevano ritorsioni sugli occidentali che in quel momento si trovassero nel loro territorio. Avendo trovato la gente del luogo molto cordiale e ospitale facevo fatica a credere che potesse accaderci qualche cosa. Quell’embargo avrebbe mandato a monte la mia vacanza già studiata e pianificata molti mesi prima.
Alla fine abbiamo deciso di lasciare la Libia e abbiamo girato in largo e in lungo in Tunisia !
Che delusione!