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Senegal -
Guinea Conakry 1999
Dopo qualche giorno di
assestamento in Senegal e dopo aver controllato e
caricato il nostro Toyota partiamo con l'intenzione di
arrivare nel sud della Guinea, fino ai monti Nimba.
Partiamo alle 13 per arrivare a Tamba ad un orario
ragionevole, ma sorpresi da un temporale spettacolare, ci
arriviamo solo alle 19.
Dopo un bel piatto di gamberetti al ristorantino ortencia,
ci sistemiamo all' Asta Kebè, albergo ormai
noto con bel giardino e camere pulite con bagno.
Il giorno dopo ci dirigiamo a Kedougou attraversando il
Niokolo Koba dove incontriamo numerosissime famiglie di
scimpanzè.
Arrivati a Kedougou facciamo le formalità di polizia per
andare in Guinea passando da Salimata. Il poliziotto ci
concede il timbro sul passaporto ma ci avverte che non
riusciremo a passare a causa dell'acqua che ha invaso la
pista dopo le ultime copiose piogge.
Noi non ci crediamo e tentiamo l'impresa ugualmente.
In effetti la pista è molto rovinata e ricca di
pozzanghere profonde ma ci pare percorribile.
Dopo circa 40 Km la pista scompare improvvisamente per
lasciare spazio ad un laghetto; proviamo a proseguire e l'auto
avanza in un metro d'acqua. Ritroviamo la pista e poco
dopo un altro lago del quale non si vede la fine.
Ragioniamo un attimo e decidiamo di tornare a Kedougou,
non vogliamo rischiare di lasciare per sempre la macchina
in ammollo, perché abbiamo la sensazione che se il
motore si spegne non si riaccende più !
Là avremmo chiesto se c'è un percorso alternativo per
arrivare in Guinea.
Ci dicono di tornare a Tamba e di provare per Medina
Gonasse. Intanto passiamo la notte a Kedougou in un
relais gestito da francesi sulla riva del Gambia. Luogo
molto carino con piscina e ottimi servizi ma senza lusso
(e chi lo vuole?).
Il giorno dopo partiamo per Tamba molto scoraggiati per
il tempo perso e troviamo un amico che ci aiuta ad avere
notizie su una pista che dovrebbe essere praticabile che
passa da Simenti nel cuore del Niokolo Koba. Ben presto
sapremo che la pista è praticabile ma ci sarebbe da
attraversare un fiume con un bac che è fermo a causa di
un grande albero che è precipitato su di esso.
Rinunciamo anche a quella ipotesi e ci dirigiamo verso
Velingara per prendere la pista di Medina Gonasse. All'imbocco
della medesima un blocco di polizia ci avverte che la
pista è impraticabile per troppa acqua e ci consiglia di
chiedere a qualche taxista guineiano qual'è la pista che
loro percorrono per tornare al loro paese. Ci indicano
una pista che parte da Mareve e che dopo 80 Km arriva a
Koundara. A parte un guado non pericoloso il percorso è
molto buono e facile. Verso sera facciamo le formalità
di uscita dal Senegal. Da quel momento fino alla
frontiera della Guinea il percorso è brutto con larghe
pozzanghere che arrivano ad una profondità anche di 60-70
cm. Ci fermiamo dopo avere percorso qualche Km nella
foresta per dormire. Il giorno dopo facciamo le formalità
di entrata a Missira, in Guinea e proseguiamo per
Koundara dove espletiamo anche le formalità doganali.
Dato che la nostra auto è immatricolata in Senegal e noi
risultiamo residenti nello stesso paese, riusciamo a non
pagare la tassa di transito che equivale al 2% del valore
del veicolo in virtù di un accordo che c'è tra i paesi
della CDEAO.
Godiamo quindi di questo beneficio con grande delusione
dei doganieri che avrebbero voluto rosicchiare qualche
soldo, e partiamo verso Labè attraverso una pista che si
presenta subito martoriata dall'intera stagione delle
piogge. Noi la ricordavamo abbastanza bella e ben tenuta.
Nel percorso troviamo alcuni veicoli in panne e
addirittura 2 camion molto grandi rovesciati. Noi non
riusciamo a capire come dei mezzi non fuoristrada possano
avventurarsi in quelle piste terribili.
Passiamo la notte lungo il percorso che in condizioni
normali si fa tutto d'un fiato in un giorno. La mattina
dopo ripartiamo lungo questo percorso che si mantiene
molto brutto ma percorribile ad una velocità massima di
15-20 Km/h. Arriviamo a Kounsitel dove è necessario
prendere il bac per attraversare un fiume; questo ci
costa 5000 FG. Raggiungiamo poi Tianguel Bori dove il
paesaggio è quasi svizzero. Proseguendo si
incontrano lungo la pista di laterite molte donne con il
loro carico di merce sulla testa destinato al mercato di
Kouramanguì che è poco distante in direzione di Labè
nella quale arriviamo alle 12,30 circa.
Ritroviamo gli amici della grande stazione di servizio
all'entrata della città e ci facciamo un bel pieno di
gasolio che scopriamo essere più caro in Guinea che in
Senegal. Pazienza.
Appena fuori dalla città facciamo una breve sosta per
rifocillarci con del buon salame portato dall'Italia.
D'ora in poi il percorso si snoda su un asfalto di buona
qualità e quindi le nostre tappe sono piuttosto lunghe,
anche perché fino a Mamou, la strada e i luoghi ci sono
ancora familiari dato che li abbiamo visti l'anno scorso.
Ci fermiamo proprio in questa città per la notte e
capitiamo all'hotel Rama dato che tanto per cambiare sta
piovendo e non abbiamo voglia di dormire sul nostro mezzo.
Al mattino si riparte verso Faranah. Le nuvole sono basse
e il tempo non promette nulla di buono. Dopo una
cinquantina di Km il tempo migliora improvvisamente e
tutto il paesaggio si accende di colori vivacissimi ed
irreali ai nostri occhi. Il territorio circostante è
lievemente collinare con molte palme da cocco e villaggi
di capanne ben ordinate e pulite: lo spettacolo è
stupendo e ogni curva nasconde una nuova bellissima scena.
I Km scorrono veloci in una strada quasi deserta e ricca
di bei panorami. Arriviamo a Faranah dove incontriamo un
vecchio che vuole venderci una statuetta di pietra del
fiume Niger e altri oggetti tra cui una maschera antica
di rara bellezza, ma troppo cara per le nostre tasche.
Proseguiamo lungo il nastro d'asfalto verso Kissidougu e
decidiamo di fermarci per cucinare qualcosa in un
bellissimo villaggio di capanne sotto un enorme fromager.
Ovviamente la curiosità della gente fa sì che in men
che non si dica ci ritroviamo in compagnia di un
centinaio di persone, fra bambini uomini e qualche donna
e ci troviamo in condizioni di far assaggiare le
specialità della cucina italiana a questa gente che
sembra apprezzare più il gesto che i piatti stessi.
Bella esperienza. Arriviamo a Kissidougu, lo superiamo e
comincia a cambiare il paesaggio che si riempie di
palmeti da banane e risaie e una moltitudine di
coltivatori che si spostano da un campo all'altro con i
loro prodotti sulla testa. La zona è bellissimaed è
valorizzata da un bel cielo limpido con qualche nuvola
qua e là. Quando arriviamo a Gueckedou ci accorgiamo che
quella città raccoglie la maggior parte dei profughi
liberiani e della Sierra leone che sono tuttora in guerra
e a un tiro di schioppo. Sapremo che solo in quella zona
vengono ospitati 400.000 rifugiati sotto il controllo
dell'ONU, ma anche con l'aiuto fattivo di gran parte
della popolazione che, pur nella povertà, dimostra una
solidarietà formidabile. Si sta facendo sera e decidiamo
di cercare un posto per dormire, meglio se un alberghetto,
vista la vicinanza con paesi troppo caldi.
Troviamo il posto in una nuova costruzione che sarà
adibita a hotel, ma manca ancora quasi tutto, anche la
corrente ci viene concessa per poche ore tramite un
generatore. Tutto sommato il luogo è accogliente e
soprattutto la gente che lo gestisce ci accoglie
amichevolmente.
Veniamo a sapere la sera stessa che durante la notte
precedente c'è stato un attacco da parte di ribelli
liberiani che hanno sconfinato in Guinea, a pochi Km da
noi e hanno teso un agguato in un villaggio provocando la
morte di 28 civili. Ci preoccupiamo un po' e il giorno
dopo chiediamo informazioni al posto di controllo all'uscita
dalla città. Ci rassicurano e ci dicono che ora è tutto
sotto controllo. Proseguiamo rimanendo costantemente
immersi in paesaggi maestosi, in mezzo ad una vegetazione
esuberante, fatta di foreste fittissime di alberi immensi.
Uno spettacolo incredibile. Durante quasi tutto il
percorso si alternano pioggia e qualche schiarita.
Arriviamo a Nzerekorè e ci mettiamo in testa di cercare
una libreria dove possa esserci un libro che parli della
flora di quella zona che ci ha tanto impressionato. Il
centro della città è un girone dantesco: un immenso
mercato sotto la pioggia immerso nel fango con una
moltitudine di gente incurante dell'una e dell'altro.
Pensiamo che in quel posto non può esserci una libreria,
più che altro la gente ha bisogno di generi di prima
necessità. Arriviamo in una piazza ampia ai bordi della
quale ci sono i palazzi amministrativi. E' una zona
abbastanza elegante; vediamo una grande pianta e
decidiamo di ripararci sotto di essa per consumare un
frugale pasto. Mentre stiamo finendo di mangiare ci viene
incontro una donna bianca, francese, e ci chiede se siamo
turisti: dice che è raro vedere turisti. Parlando
scopriamo che è il vice-console di Francia a Nzerekorè,
ci invita a prendere un dessert da lei, una crema
buonissima fatta con un frutto locale di colore rosso. Ci
serve il caffè e ci da ogni informazione per arrivare ai
monti Nimba. Ci salutiamo e le lasciamo anche un
messaggio da mandare via E-Mail in Italia per rassicurare
le nostre famiglie, dato che dall'esperienza passata in
Guinea lo scorso anno, sapevamo che era quasi impossibile
telefonare in Europa.Ci dirigiamo verso il campo base del
Monte Nimba attraversanto, soprattutto nella fase
terminale, una foresta fittissima, molto suggestiva, poi
all'improvviso compare un bel prato, in zona panoramica,
disseminato di graziose villette, che dovrebbero essere
autosufficenti. C'è un guardiano che ce ne affitta una
per la notte a 10.000 FG ( 15.000 £) e ci fa pagare
altri 5.000 FG a testa per poter fare l'escursione al
monte, che è riserva mondiale della biosfera.
Entriamo nella casetta che è momentaneamente
senza corrente per mancanza di gasolio. C'è un bel
salone con un angolo soggiorno e una zona pranzo,
libreria ( senza libri), due camere da letto con
climatizzatore ( non funzionante), un bel bagno con
doccia e acqua corrente ( nera!) e una grande cucina
attrezzata, con grandi ragni qua e là.
Peccato che la casa sia così trascurata, perché nelle
intenzioni di chi l'ha voluta
( l'UNESCO) certamente non era previsto un sevizio così
decadente. All'esterno c'è un barbecue e una bella
veranda dove decidiamo di ricoverare l'auto che deve
fornirci anche la corrente elettrica che ci serve per la
sera. Anche se ci sono due ampie camere da letto,
preferiamo dormire sull'auto, che è più sana di quel
luogo abitato dai ragni.
C'è un bellissimo tramonto e l'aria non è troppo calda,
anzi
sembra una serata bellissima, limpida e con
tante stelle in cielo. Questo non impedisce di piovere
come tutte le notti accade. Speriamo che l'indomani si
aggiusti per consentici l'escursione sul Monte Nimba.
Partiamo l'indomani mattina alle 8,30 lasciando l'auto
all'hangar che c'è poco più su e percorrendo un
sentiero ben marcato che attraversa anche una foresta
fittissima, quasi impenetrabile, arriviamo in cima
intorno alle 11,30, coprendo un dislivello di circa 1000
metri. Proprio sulla sommità incomincia a piovere,
riusciamo a vedere uno scorcio per pochi secondi sul
versante ivoriano, poi le nuvole coprono completamente la
visuale.
Ci copriamo come possiamo e iniziamo la discesa verso il
campo base.
Arriviamo alla villetta distrutti. Ci prendiamo una
doccia e pranziamo. Paola in particolare, si sente tutte
le ossa rotte, strano, normalmente dopo uno sforzo fisico
il senso di indolenzimento avviene dopo qualche ora.
Ripartiamo per Nzerekorè dove proviamo a telefonare in
Italia: incredibile, ci riusciamo al primo colpo!
Ripartiamo pensando di dormire a Seredou. Piove
praticamente tutto il pomeriggio, alle 18 è quasi buio
anche perché è coperto. A Seredou ci arriviamo che è
già buio e non riusciamo a trovare l'albergobellino che
avevamo visto all'andata in mezzo alla foresta.
Continuiamo allora per Macenta.
Siamo stanchi, ci fermiamo all'hotel Bamala prima del
centro a sinistra. Paola non si sente bene e non cena,
Noi ceniamo con bistecca e patatine che la cuoca ci porta
dopo oltre un'ora dall'ordinazione. In realtà erano
squisite. Poco dopo le 22 andiamo a letto sfiniti; Paola
si prova la febbre: 37,8° C. Prende la tachipirina e ci
addormentiamo per la verità non troppo bene dato che all'esterno
c'erano alcune persone che parlavano ad alta voce fin a
tarda ora. Il giorno dopo ci alziamo presto, facciamo
colazione; Piove.
Prendiamo l'asfalto per Kissidougou e poco oltre la città
facciamo una sosta per mangiare qualcosa sotto una bella
pianta, nella brousse. Damiano fa anche un po' di compiti
di inglese e noi facciamo una pennichella. Ripartiamo
verso le 14. A Mamou un poliziotto mi vuole multare di
una cifra improbabile perché guido con le ciabatte,
abbiamo un battibecco acceso ma alla fine parto senza
contravvenzione. Raggiungiamo Dalaba alle 19,40.
Arriviamo all'hotel Tangama all'ora di cena. Ci facciamo
subito una bella doccia calda e subito a cena. Sempre
tutto squisito e abbondante ( conosciamo già il posto
per esserci stati l'anno precedente). Il gestore francese
ci riconosce solo quando gli viene in mente che un
poliziotto gli ha mostrato il mio biglietto da visita con
la foto. Notte fresca: ci ripariamo con il panno ( Dalaba
è 1200m SLM ). Colazione abbondante il giorno dopo.
Salutiamo il francese che gestisce l'hotel e ci rechiamo
dai calzolai di Dalaba ai quali avevamo commissionato
qualche lavoretto. Ripartiamo sull'asfalto in mezzo ad
una nebbiolina che ben presto si dissolve verso Labè.
Facciamo il pieno di gasolio e prendiamo la pista per
Koundara che nel frattempo è peggiorata dalle abbondanti
piogge.
Dormiamo poco prima di Kounsitel, nella foresta. I
bambini ci guardano mentre ci sistemiamo e ben presto fa
buio. Al mattino durante la colazione diamo i biscotti
che ci rimangono ai bambini che ci circondano incuriositi.
Due donne poverissime ci chiedono dei medicamenti per il
mal di pancia, non abbiamo più molte cose e le porgiamo
qualche compressa di tachipirina. Una delle due ringrazia
e torna al villaggio. Dopo poco torna con dei soldi per
pagare i medicinali. Ovviamente non possiamo accettare ma
apprezziamo comunque il gesto che conferisce al popolo di
Guinea un alto senso della dignità, cosa che ormai è
scomparsa in troppi altri paesi d'Africa. L'altra donna
ci spiega, a gesti, che ha perso il marito mentre stava
aspettando il bimbo che ora ha circa 1 anno. La sua
storia, che non vuole muovere a pietà nessuno, ci tocca,
perché vediamo che le sue condizioni sono di estrema
miseria quindi le lasciamo qualche soldo che lei accetta
di buon grado non senza stupore. Queste donne fanno una
vita molto dura: partono all'alba con i loro piccoli e
fanno molti Km a piedi nella foresta per raccogliere
prodotti agricoli coltivati in modo primitivo, che
garantiscono loro la sopravvivenza. Tornano ai loro
villaggi al tramonto e a volte addirittura dopo il
tramonto, quando è già buio. Partiamo e poco dopo siamo
a Kounsitel, dove dobbiamo prendere il bac a mano per
attraversare il fiume. La traversata costa 5000 FG con
ricevuta, come all'andata. Arriviamo a Koundara dove
chiudiamo le formalità di dogana e ci dirigiamo verso il
confine col Senegal. Ci fermiamo lungo la pista per
mangiare qualcosa di veloce, senza cucinare, ma dopo
pochi minuti comincia a piovere e ci ritroviamo assaliti
da alcuni strani insetti che assomigliano a pulci, che
succhiano il nostro sangue e solo a toccarli scoppiano
lasciando una macchia rossa ben visibile sulla pelle.
Scappiamo terrorizzati soprattutto dall'idea che prima di
noi potessero avere succhiato il sangue di altri, magari
ammalati
.
Quella zona è la più insopportabile sotto il profilo
climatico: fa troppo caldo e l'umidità è talmente
elevata da essere palpabile all'istante. Infatti dentro
all'auto che è climatizzata ci si sente asciutti, appena
si esce dalla macchina si è bagnati all'istante.
Cerchiamo di accelerare per fare frontiera velocemente e
arrivare eventualmente a Velingara per non dormire in
quella zona invivibile. Arriviamo quindi alla frontiera
di uscita dalla Guinea dove velocemente facciamo le
pratiche e ci ritroviamo in quella parte di nessuno che
è compresa tra la frontiera di Guinea e quella del
Senegal. La situazione della pista è peggiorata
ulteriormente rispetto all'andata e ci ritroviamo spesso,
ma per brevi tratti, in mezzo ad un metro d'acqua. Il
Toyota pare non avere la minima difficoltà.
Dopo qualche Km troviamo immerse nell'acqua due Citroen 2CV
e sulla capote delle due i rispettivi proprietari che
aspettano che qualcuno presti loro soccorso. Non ci
voleva, ma dobbiamo essere solidali e chiediamo se
possiamo essere utili . I tre ragazzi francesi
naturalmente ci chiedono se possiamo rimorchiare i loro
mezzi all'asciutto dove avrebbero asciugato lo
spinterogeno e tutto l'impianto elettrico. Leghiamo un
cavo alle due macchine e le trasciniamo senza problemi
fuori dall'acqua. Lascio le due auto sulla pista e dopo
avere salutato, le evito su una pista parallela sulla
sinistra che, senza che me ne accorgo, non mi riporta più
sulla pista originaria, ma in una zona molle dove il
fango abbonda. All'improvviso sento sprofondare la
macchina e mi accorgo che non ho la possibilità di
muovermi. Non troppo preoccupato prendo le mie piastre
dopo avere scavato sotto le ruote e posto in posizione
conveniente le stesse cerco di uscire. L'auto non si
muove neanche di un millimetro. Dopo alcuni tentativi
chiamiamo gli amici francesi che volentieri ricambiano il
piacere fatto. Scavano fango sotto la macchina e mettono
altre due piastre. Facciamo un altro tentativo, ma nulla
accade. Dopo ripetuti tentativi sopraggiunge la notte:
siamo tutti infangati e sfiniti. Rimandiamo all'indomani
le operazioni di disincaglio.
Andiamo a dormire sotto un bel cielo stellato, ma molto
presto comincia a piovere, ma con una violenza tale da
cambiare i connotati al paesaggio circostante. Al mattino
ci ritroviamo immersi in un lago. Penso che in quelle
condizioni sia impossibile uscire da quell'inferno. Mando
Paola e Damiano a chiamare tutti i giovani in forza che
ci sono nel villaggio di frontiera del Senegal che dista
solo 2 Km, i quali accolgono l'invito dietro un congruo
compenso che viene discusso sul posto. Sono circa venti
le persone che cominciano a scavare sotto lo chassis
della macchina che è praticamente appoggiato al terreno
e fa si che le ruote girino a vuoto. In mezz'ora l'auto
è libera. Intanto i francesi ci chiedono se possiamo
trainarli ancora fino alla frontiera dove non ci sono più
pozzanghere profonde.
Naturalmente accetto; ci lasciamo proprio lì, dopo avere
fatto una bella foto di gruppo ed esserci scambiati gli
indirizzi. Li invitiamo anche a venirci a trovare in
Senegal a casa nostra, qualora fossero passati di lì
prima che noi partissimo per l'Italia.
Partiamo per la bella pista che dovrebbe portare a Mareve
dove inizia l'asfalto che porta a Tambacunda, ma dopo
pochi Km c'è uno sbarramento e un passante ci dice che
la pista è allagata!!! Esasperati chiediamo di passare
ugualmente e facciamo molti Km senza grandi problemi,
fino a quando all'altezza di un villaggio di capanne ci
fermano e ci dicono che il fiume che dovremmo guadare è
salito di un metro e mezzo e ci indicano un sentiero
alternativo che attraversa zone di foresta e campi di
miglio per 8 Km fino ad arrivare ad un'altra pista grande
di laterite che passa sul fiume con un ponte e ci
consente di arrivare sull'asfalto tanto atteso. Sono già
le 16,30 e mancano più di 400 Km per arrivare a casa, ma
questa notte vogliamo dormire nei nostri letti e
decidiamo di viaggiare fino a che non arriviamo a
destinazione, cosa che avviene all'una di notte.
Siamo sconvolti, prendiamo una doccia e andiamo a letto.
Abbiamo ancora qualche giorno da dedicare al relax, e
mentre ci godiamo queste giornate di riposo, i nostri
amici francesi ci chiamano al telefono e ci vengono a
trovare a casa, con le loro 2CV scassate più che mai, ma
sani e salvi.
Abbiamo passato ancora qualche giorno con loro poi li
abbiamo lasciati per l'Italia.
Ancora ora li ricordiamo con una certa nostalgia, perché
hanno condiviso con noi momenti belli con solidarietà e
semplicità.
Nel complesso il viaggio è stato molto positivo, ancora
una volta la Guinea non ci ha deluso e ci lascia il
desiderio di rivisitarla un giorno. |
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