EGITTO

1986
E’ stato il nostro primo contatto con l’Africa.
L’idea di partenza non era niente affatto avventurosa. Volevamo semplicemente visitare un paese ricco di storia, caratterizzato da culture molto distanti dalla nostra. Insomma quello che ci muoveva non era una motivazione speciale anzi era comune a tutti coloro che decidono di recarsi in quel posto. Decidiamo di prendere informazioni in agenzia e ci accorgiamo che non siamo liberi di andare dove vogliamo ma vogliono gentilmente imporci dei pacchetti preconfezionati. Girando per varie altre agenzie ci imbattiamo in una di quelle "alternative" (odio il termine) che ci propone di inventare noi stessi il viaggio.
Così abbiamo deciso che una volta sul posto avremmo noleggiato una macchina e in base ai nostri programmi avremmo fatto un itinerario le cui tappe culminavano in una località da noi scelta dove avremmo trovato un albergo già prenotato.
L’esperienza è stata positiva e da lì abbiamo capito che in qualsiasi paese noi andassimo era necessario avere un’auto con cui muoversi autonomamente.
Schematicamente l’itinerario che abbiamo seguito:
Il Cairo – Giza – oasi di El Fayum – Beni Suef – El Minya – Asyut – Qena – Luxor – Qena – Port Safaga (mar Rosso) – Hurgada – Suez – Il Cairo.
Tutto molto facile, su asfalto, non buono, ma asfalto. Nessun pericolo, quindi, anche se non tutti i villaggi ci hanno accolto bene. Ricordo in un villaggio che siamo dovuti scappare ad una sassaiola credo da parte di alcuni bambini se non sbaglio a El Minya, ma forse era solo un gioco. Un'altra volta nei pressi di Port Safaga siamo rimasti a piedi con la macchina ( una Fiat 128 scassata ), ma siamo stati aiutati da due o tre giovani che passavano di lì che certo di meccanica se ne intendevano più di me.
Le cose che ricordiamo con più piacere di quel paese sono la vita contadina ai bordi del Nilo che ai nostri occhi è apparsa come doveva apparire qualche secolo fa, il deserto arabico e il mar Rosso ancora prima di tutte le testimonianze storiche che ci hanno lasciato gli antichi Egizi. Forse è in Egitto che inconsciamente stavamo preparando la nostra mentalità a certi viaggi che sanno più di scoperta attiva che osservazione passiva di tutto ciò che ci propongono i tour operator.