BURKINA FASO

Giugno - Luglio 2007

Nel 2006 non abbiamo fatto nessun viaggio insieme io e Paola. Io non mi sono potuto muovere per motivi di lavoro e questo mi ha provocato una forte frustrazione. Paola nel settembre 2006 è riuscita a ritagliarsi una bella vacanza in Marocco, che le è servita per approfondire il suo arabo. Ma ora pare proprio che tutto sia OK per ricominciare alla grande le nostre escursioni africane insieme. Organizziamo a cavallo tra giugno e luglio il nostro viaggio alla scoperta di alcuni aspetti del Burkina Faso. Prima di partire un imprevisto ha costretto Paola a rimandare di qualche giorno la partenza. Insieme decidiamo che io parto solo per poi essere raggiunto da Paola in un secondo momento. Ovviamente questo ci costringe a modificare radicalmente i nostri programmi, anzi ad annullarli per poi improvvisare qualcosa al momento sulla base del tempo a disposizione. So che quando arriverò a Ouaga dovrò occuparmi di ripristinare l'auto che non uso da 2 anni abbondanti e che sicuramente la sosta forzata avrà causato qualche problema. Ancora in Italia prendo i contatti per farmi trovare l'auto da Ricardo.
Al mio arrivo a Ouaga c'è Arouna ad aspettarmi che mi porterà all'hotel da Ricardo. Il clima è caldo e pesante. Mi dicono che le piogge, quelle vere, non sono ancora iniziate. Stanco mi fiondo a letto con il clima al massimo.

Il giorno dopo, con la luce del giorno, vedo la mia auto parcheggiata nel cortile dell'hotel: è irriconoscibile. La vernice è letteralmente "cotta" dal sole, le grondine portapacchi sono quasi completamente arrugginite dove non addirittura mancanti. All'interno i materassi e gli accessori sono in via di disintegrazione. Tutto da sostituire.prendo i contatti con i meccanici e carrozzai che fanno il punto della situazione: vari manicotti in gomma sono da sostituire, le cinghie sono anch'esse da sostituire, la carrozzeria completamente da risanare e verniciare. Per ora metto a posto la meccanica, in modo da poter partire, poi dopo la mia partenza, incaricherò Arouna di seguire i lavori per la carrozzeria. Dopo un bell'intervento i meccanici mi dicono che l'auto è a posto. Cambio tutte quattro le gomme e approfitto per fare una bella equilibratura. Facendo qualche escursione nei dintorni di Ouaga mi rendo conto che il mio Toyotone è tornato quello di sempre: motore pronto e potente e tipico "urlo" del sei cilindri 4000cc. Comincio ad essere ottimista e non vedo l'ora che la Paola arrivi per iniziare il nostro viaggio. Ma le notizie dall'Italia non sono buone e dovrà ritardare ulteriormente la sua partenza. Decido allora di partire per Bobo Diulasso per visitare i dintorni . Alloggerò al "le Pachà" dove avrò modo di incontrare anche una cara amica che lì lavora come cameriera, conosciuta nel 2005 durante un altro viaggio. Se avrà tempo mi guiderà a vedere posti interessanti nei dintorni.
Il viaggio è veloce e scorrevole. La strada che unisce le due città è appena stata rifatta e in poco più di quattro ore arrivo. Come previsto vedo la mia amica e le chiedo se per qualche giorno, nei ritagli di tempo può accompagnarmi a vedere i dintorni di Bobo. Acconsente con piacere. Facciamo piccole escursioni. Il primo giorno alla Guinguette, foresta pluviale perfettamente conservata che la dice lunga su come doveva essere la zona prima della devastante deforestazione.

Il secondo giorno andiamo a visitare Koumi, villaggio animista a 12 Km da Bobo costruito con terra rossa, molto suggestivo camminare lungo i vicoletti e vedere la vita che scorre uguale da secoli. Quasi ogni casa ha un totem davanti che la protegge. Ci sono poi lungo le vie alcuni altari sacrificali cosparsi di sangue rappreso e piume di gallina, ad indicare i continui sacrifici che tutt'oggi si continuano a fare per ottenere particolari "grazie" dagli ancestri. Non sono rimasto tanto a Bobo, anche perchè lo conoscevo già da altri viaggi precedenti. Ma devo dire che in Africa anche i luoghi già visti mostrano aspetti sempre nuovi e interessanti al viaggiatore. Durante quei pochi giorni di permanenza ho potuto constatare che a Bobo c'è anche una vita notturna molto vivace, nei bar, lungo le vie, nelle discoteche è tutto un brulicare di gente che prova a dimenticare che la vita è dura, la disoccupazione è quasi totale e i problemi da risolvere sono tanti... ma l'africano è "vaccinato" per queste cose e riesce a scindere i momenti difficili da quelli di gioia con una naturalezza disarmante. Sono passati ormai quasi 10 giorni dal mio arrivo in Africa ed ora davvero Paola sta arrivando. Rifaccio il tragitto a ritroso verso Ouagadougou, cerco e trovo una Maison d'hote alla periferia della città, dove un ragazzo francese, Christophe,insieme ad un burkinabè, Nicolas, offrono alcune camere della loro casa davvero accoglienti e a poco prezzo. Il clima è accogliente e i due ragazzi sono molto simpatici. Questa soluzione è davvero consigliabile. Si chiama Azaaba e l'indirizzo di posta elettronica per eventuali prenotazioni è: maison.azaaba@free.fr .

Paola arriva di sera, alle 23,30 dopo un ritardo davvero ragguardevole (guardatevi dalla Compagnia Afriquia!!!) e senza bagagli. Sono rimasti tutti a Tripoli senza che nessuno ne dia spiegazione. Per lei il tempo a disposizione è poco e, anche senza bagagli, progetta di partire la mattina dopo per Gorom Gorom e Oursi. L'assecondo volentieri e una volta sistemate un po' le cose partiamo entusiasti. La strada ora è asfaltata fino a Dori, quidi il trasferimento è veloce. L'unico problema sta nel fatto che in corrispondenza dei fiumi non sono ancora stati fatti i ponti, quindi si è costretti a "guadare" facendo molta attenzione per la corrente talvolta un po' forte. Lungo il percorso, a pochi Km da Dori, facciamo una sosta per visitare il villaggio di Bani, tutto costruito in fango, con stile sudanese, che vanta la bellezza di sette moschee, tra le quali degna di nota è la Grande moschea, che ricorda quella più famosa di Djennè in Mali, ma con motivi decorativi molto particolari. E' possibile anche per gli occidentali visitarla al suo interno. Da non perdere!

Proseguiamo per Dori e subito facciamo visita a Padre Gabriele Pirrazzo, conosciuto nel 2005, che guida la missione locale. Lo troviamo in buona forma e come sempre motivato a svolgere il suo mandato in un'area dove il 98% della popolazione è musulmana. Nonostante ciò lui gode di grande stima nella regione. Dopo qualche chiacchiera di rito ci procura una sistemazione per la notte.

Di buon mattino partiamo per recarci a Gorom Gorom. Mia moglie non c'è mai stata, ma purtroppo non potrà vederla al meglio come al giovedì quando si svolge il mercato settimanale. Io sono abbastanza impaziente di arrivare per poter rivedere il nostro amico Hassan, che nel 2005 ci fece da guida. E' tuttora un buon amico. Arrivati al villaggio, mi trovo un po' disorientato: non riesco più a riconoscere i posti visti due anni prima e fatico a trovare la casa di Hassan, a tal punto che sono costretto a chiedere lungo la strada. Mi spiegano esattamente dove abita e alla fine ci arrivo. Non ricordo niente di quello che vedo ma Hassan stesso mi corre incontro felice. Si ricorda molto bene di me e della mia auto. Mi fa le feste e mi invita nel suo cortile. Poi mi spiega che tutto è cambiato a seguito di una alluvione dovuta a un diluvio estivo nel 2006 che ha cancellato il villaggio costruito in fango. Tutte le case sono state ricostruite, non sempre seguendo la fisionomia di quelle precedenti. Gli abbiamo consegnato le foto scattate in precedenza, che subito hanno fatto il giro del quartiere: è stata una grande festa.

Ragionando con lui gli abbiamo chiesto se era possibile proseguire per Oursi, alle porte del deserto, quindi abbiamo deciso di partire con lui, visitare un sito archeologico in mezzo alle dune, dove si può osservare un insediamento di mille anni fa. In quel momento abbiamo avuto il primo vero problema con il Toyota. Una volta spento, non voleva più saperne di ripartire. Ho controllato l'olio: non ce n'era più nemmeno una goccia! ma il problema era un altro e sicuramente più banale, ma eravamo a dieci Km dal villaggio e forse non c'era nemmeno un meccanico lì. Il custode del sito aveva una moto, l'abbiamo pregato di chiedere soccorsi e qualche litro di olio. Dopo un'ora è arrivato con 5 o 6 litri d'olio e un garzone di meccanico, che in poco tempo ha capito ed è riuscito a far partire l'auto. La giornata era già al tramonto, quindi ci siamo mossi velocemente per passare una notte davvero indimenticabile, sotto le stelle, in un campement sulle dune di sabbia. Il tempo è stato clemente e la sera abbiamo conosciuto gente molto interessante .

Il problema dell'auto ci ha fatto perdere tempo che doveva servirci per visitare le dune e la grand mere, una specie di lago che a dire il vero in quel momento era secco. Normalmente quando c'è acqua, è possibile osservare un gran numero di uccelli che vengono a nidificare nei paraggi, ma al momento non c'era più nulla: solo qualche mandria di vacche magrissime che cercavano un po' di ristoro tra le pozze d'acqua superstiti.

Torniamo verso Gorom, ma nel tragitto veniamo travolti da un temporale tropicale di proporzioni immani. Avanziamo lentamente in mezzo ad una pista allagata e arriviamo in una Gorom alluvionata. E' impressionante come in poco tempo possa scendere una quantità di pioggia tale da non consentire al terreno di assorbirla in tempo. In realtà dopo mezz'ora dal nostro arrivo la pioggia si calma. La gente e i bambini girano per le stradine, sotto l'acqua come se niente fosse, c'è un senso di euforia che ci fa capire che da quelle parti quando piove è una festa e una benedizione.

Ci congediamo da Hassan e partiamo con una certa preoccupazione alla volta di Ouaga. Il viaggio è lungo e ci sono tre corsi d'acqua da guadare e nel frattempo è piovuto copiosamente... In effetti la corrente è più forte e il livello più alto. Sono costretto a guidare in mezzo all'acqua sofrasterzando contro corrente per non rischiare di essere trascinato dalla corrente. Ce l'abbiamo fatta. Il resto del viaggio lo trascorriamo tranquilli fino alla capitale. Torniamo alla maison Azaaba da Cristophe. Il tempo che ci resta non è tanto e il giorno dopo tentiamo di andare a Po per poi prendere la pista che ci porta a Nazinga, una bella riserva faunistica attrezzata al suo interno da un bel campement fatto di boungalow abbastanza confortevoli, che danno su un lago dove è possibile osservare gli animali all'abbeverata. Questa volta viaggiamo con diverse taniche d'olio di riserva: per la prima volta dopo vent'anni, la nostra auto chiede olio a volontà, cosa che ci farà riflettere sul fatto di cambiare auto o fare un grosso intervento risolutore al motore. Al momento non è ancora deciso. La zona sud del Paese è molto verde e piuttosto piovosa, a quanto ci dicono, ma noi nei tre giorni di permanenza abbiamo avuto fortuna. Abbiamo visitato il parco percorrendo le sue piste e avvistando numerosi animali, soprattutto elefanti, ma anche numerosi tipi di antilopi, il tutto in un contesto molto vario e lussureggiante, tra foreste, corsi d'acqua, savane... Una bella esperienza. La notte l'abbiamo passata in un boungalow e al mattino ci siamo svegliati con due elefanti che si aggiravano davanti alla nostra veranda e strappavano foglie dai rami di alcuni alberi del giardino antistante.

Dopo una breve colazione e dopo aver aspettato che gli elefanti si allontanassero, partiamo sulla pista rossa che conduce a Po. Dopo qualche Km altro piccolo problema alla macchina: il pedale del freno è libero, come se il freno fosse assente. Controllo il liquido : neanche una goccia? Ma come è possibile? l'avevo controllato prima di partire! In realtà i bulloni che tengono in sede la ganascia del freno anteriore sinistra si sono svitati e persi. La ganascia stava in sede ballonzolando ma senza staccarsi, provocando la rottura del tubino di metallo che porta l'olio per il movimento idraulico del freno stesso. Uso il freno a mano fino a Po dove trovo un meccanico che in mezz'ora e pochi spiccioli mi sostituisce il tubino e i bulloni persi. Abbiamo ancora un po' di tempo, quindi ci rechiamo in direzione di Tiébélé, tipico villaggio Gurunsi a 37 km da Po, tramite una larga pista rossa di laterite.

Al nostro arrivo ci accoglie un grande viale ombroso e una gran moltitudine di ragazzini ci corre dietro per farci da guida. Odio queste situazioni, vorrei visitare il villaggio con Paola e nessun altro alle calcagna, ma ben presto capisco che se me li voglio togliere di torno devo sceglierne uno. Così sono costretto a sceglierne uno a caso e finalmente posso iniziare le mia visita al villaggio. In tutti i nostri viaggi, non avevamo mai visto nulla di simile: una architettura volta alla difesa verso il caldo e verso le tribù nemiche, piena di dolci curve e decorazioni a due o tre colori con molti simboli. gli ingressi sono bassi, ad arco ed hanno una barriera interna che deve essere superata per essere davvero al suo interno. La forma stessa delle case è simbolica e trasmette immediatamente al visitatore in base alla tipologia, che lì abita un single, o una coppia di giovani, o una coppia di anziani. Le fortografie daranno certamente il senso di quello che scrivo che è difficile da esprimere con le parole. la struttura stessa del villaggio è molto armoniosa e al suo interno tutto sembra bastare a se stesso.. Verso il tramonto la nostra visita è finita e ci dirigiamo di nuovo verso Ouaga. Il giorno dopo dobbiamo incontrare Arouna, recuperare i bagagli di Paola, salutare i nostri amici che rivedremo chissà quando e alla sera prendere di nuovo il volo che ci riporterà
in Italia. Arrivederci Africa, a presto, speriamo...