BURKINA-FASO, MALI, GUINEA CONAKRY,

LIBERIA

RINGRAZIO DI CUORE I MIEI VALIDI COMPAGNI DI "AVVENTURE", CRISTINA (CRI) E MICHELE (MIKY o BATMAN) PER AVERMI SOPPORTATO E SUPPORTATO DURANTE TUTTO IL VIAGGIO... NON LO DIMENTICHERO'. IN PARTICOLARE RINGRAZIO CRI CHE SCRIVENDO QUESTO DIARIO, MI HA DIPINTO CON TONI ENTUSIASTICI SENZA CHE DAVVERO ME LO MERITASSI. MI RENDO CONTO CHE HO SUSCITATO IN LEI UN'AMMIRAZIONE CONSIDEREVOLE, MA NEL MIO INTIMO SO CHE TUTTE LE DIFFICOLTA' CHE ABBIAMO INCONTRATO, LE ABBIAMO SUPERATE PRINCIPALMENTE CON UNA ENORME "BOTTA DI CULO" E NON PER MERITI PERSONALI. VOGLIATE TENERNE CONTO.

ANDREA (BOB)

 

 

DEDICO QUESTO DIARIO DI VIAGGIO AI MIEI DUE COMPAGNI DI AVVENTURA, MIKY E BOB, CHE MI HANNO REGALATO IL MAL D'AFRICA.

CRI

Giorno 24-02-2008

Bob parte e trascorre in anticipo su noi una settimana a Ouaga per preparare a dovere l'auto che ci regalerà tante emozioni durante questa memorabile vacanza.

Giorno 02-03-08

Ore 18.30. siamo atterrati a Ouagadougou e Bob era già lì a prenderci in Aeroporto con la sua Toyota HJ61 sorprendentemente pulita e splendente. Siamo andati dritti all' hotel di "Christophe" e dopo una doccia d' obbligo abbiamo cenato tutti fuori. La “dimension” era perfetta. Davanti al tavolo imbandito c'eravamo io, Miky, Bob, Christophe, il suo socio Nicolas e una simpaticissima signora belga...
Ore 21.00. Sono già a letto.

Giorno 03-03-08

Salutiamo Christophe e partiamo per Bobo-Dioulasso prima però andiamo a casa di Arouna per lasciargli dei documenti da portare a Samà.
Ore 13.30. Ci fermiamo a Boromò e compriamo delle baguettes per strada che mangeremo sotto un albero... dopo poco arrivano 4 bimbi curiosi. Gli diamo dei formaggini e delle caramelle...l'africa è magica proprio come la ricordavo...
Ore 14.30. Ripartiamo per Bobo... abbiamo ancora un paio di orette di viaggio.
Ore 16.00. Arriviamo a Bobo!!! Alloggiamo a Le Pashà. dopo un quarto d' ora andiamo a fare un giro al mercato. Impatto allucinante!!! C' è un fottio di gente impressionante! E' pazzesco, mi sento frastornata. E’ un mercato colorato, gioioso, pieno di odori, spezie, carne, verdure, oggetti e gente, tantissima gente ovunque. Bob ha comprato una maschera autentica. La metterà in casa insieme alle altre. Usciamo dal mercato e andiamo a visitare la Moschea in stile sudanese e la parte vecchia della città. Lì sono poverissimi. Bob e Miky bevono la birra di miglio che un gruppo di persone sta preparando...dicono che è buona, che sa di vino... io gli credo sulla parola... torniamo al pashà che è già buio, doccia e andiamo a cena. penso di aver mangiato il più buon filetto di bue di tutta la mia vita!!! era tutto squisito...del resto Bob e Miky lo sapevano già. Il tutto poi, era reso ancora più piacevole da Koumbo, la cameriera, nonché amica di Bob. Koumbo è splendida e solare, sempre col sorriso sulle labbra. Rimango affascinata dal suo modo di essere, da tale grazia nei suoi gesti, così tenera e sensuale. Koumbo è speciale, speciale è ciò che trasmette...chiacchieriamo ancora un pò in quell'atmosfera frizzante e mi accorgo che quelle sensazioni di pace e beatitudine mi erano rimaste addosso tornata a casa dall'africa due anni fa. Le tenevo dentro racchiuse in un languore di nostalgia e malinconia e ora finalmente le sto rivivendo! Ore 23.00 andiamo a dormire. Domattina sveglia alle 7.00. Si parte per il Mali!.



Giorno 04-03-08

Ore 8.30. Partenza dal Pashà. Passiamo da Koumbo a prendere le magliette di Bob che le ha fatto lavare. Arriviamo alla frontiera di Kolokò ed entriamo in Mali. Tutto fila liscio...arriviamo a Sikasso e rimaniamo piacevolmente sorpresi dal turbinio di vita che c'è lì. E' quasi impossibile non rimanerne sopraffatti. Fatichiamo a trovare una "boulangerie", ma alla fine ne troviamo una che ci da baguettes appena sfornate! Le mangiamo in macchina, mentre continuiamo il nostro viaggio... tutto va secondo i nostri piani finché.. buchiamo! oh no!!! che rottura!!! ci fermiamo a Koumantou per riparare la gomma. Per fortuna siamo in prossimità di un villaggio e tutti si mobilitano per aiutarci! Dopo mezz’oretta siamo già “sur la route” fiduciosi di arrivare a Kankan ma la sfortuna ci perseguita e… buchiamo di nuovo!!! Non ci credo! Anche questa volta tutti ci aiutano, e voilà… di nuovo “sur la route”… ma la sera è ormai calata e dobbiamo fermarci a Bougouni. Cerchiamo un hotel ma sembrano tutti molto disastrati…alla fine ci fermiamo all’hotel “Songhoi”, il meno peggio. Dopo la classica doccia andiamo a cena in un “ristorante”, se così lo vogliamo chiamare, che solo Miky e Bob potevano entrarci…loro hanno preso un pollo con patatine fritte, io solo patatine. Stiamo lì fuori, quasi sul ciglio della strada, a parlare fino alle 23.00. Serata indimenticabile!


Giorno 05-03-08

Ore 8.40. Abbiamo già fatto benzina e siamo già in viaggio per Nzerenkòre. Sono 650 km, non so se ce la faremo ma noi siamo fiduciosi! Dopo un’ora siamo alla frontiera del Mali, Yanfolilà, dove notiamo che le autorità di frontiera non ci sono, così usciamo senza fermarci e prendiamo una pista di campagna molto accidentata. Dopo un’oretta e mezza incontriamo le capanne adibite ad ufficio per le formalità di frontiera di Niantanina. Qui purtroppo perdiamo 2 ore e mezza perché il capo della “gendarmerie” pretende una cifra come “spese rimborso registrazione”, cosa per noi assurda. Vuole solo fregarci dei soldi. Io mi intimorisco molto, perché siccome Bob è deciso a non dargli nulla (e fa bene), il militare diventa sempre più aggressivo, ma Bob da vero temerario non demorde, e dopo varie discussioni e diversi andirivieni tra la gendarmeria e la dogana, alla fine ce la caviamo con 15.000 franchi guineani che sono poco più di 2 euro. Siccome non avevamo con noi franchi guineani, siamo dovuti andare al mercato a scambiare dei franchi cfa. Ne abbiamo scambiati 100.000 e ci hanno dato 1.000.000 franchi guineani. Non sappiamo dove metterli perché sono una trentina di mazzette, qualche kg di banconote. Per fortuna l’incubo finisce e il mio terrore pian piano svanisce e continuiamo per quella pista accidentata ancora per una quarantina di km, finché dobbiamo traghettare la macchina su di una piroga per poter passare dall’altra parte del fiume… tutto questo è pazzesco! Continuo a chiedermi come possono 2 piroghe piccolissime, tipo canoe, sostenere il peso del toyota di Bob!!! Ma la traversata si rivela un gioco da ragazzi, come aveva assicurato Bob. E’ straordinario! Dopo qualche km di pista ci fermiamo alla “police” per fare le registrazioni a Mandiana, dove ancora una volta troviamo poliziotti corrotti che ci chiedono dei soldi per niente! Di nuovo riusciamo a cavarcela senza pagare e continuiamo il nostro viaggio. Dopo tutto questo tempo perso, decidiamo di arrivare solo fino a Kankan e ci arriviamo a sera inoltrata. La città non è dotata di luce elettrica e non si vede nulla. L’ultimo pezzo di strada teoricamente asfaltata, in realtà è un agglomerato di lastre informi di asfalto. Troviamo un hotel carino, il “Bakonko hotel”, con stanze enormi ma molto semplici. Il letto è a baldacchino con la zanzariera. Schizziamo tutti a fare la doccia, ma prima ordiniamo la cena, così ci spiega il proprietario, quando arriviamo giù al ristorante è già pronto e non dobbiamo aspettare. Io ordino il “capitaine”, un pesce buonissimo, invece Bob e Miky prendono la carne di “biches”, che dovrebbe essere un animale della brousse, anche se non abbiamo capito quale… mangiamo poi dell’ananas e della papaya e andiamo a letto. Domattina si continua il viaggio per Nzerenkòre.


Giorno 06-03-08

Partiamo da Kankan dopo una buona colazione che ci carica, ma in paese c’è un’emergenza gasolio e quindi fatichiamo a trovare un distributore per il pieno. Partiamo che sono già le 9,30 e chiediamo agli abitanti di Kankan quale strada prendere. Loro ci indicano una strada secondaria per Kerouanè che col senno di poi si è rivelato un errore pazzesco. Sono stati 150 km di camel trophy, fatti alla media dei 20 all’ora. E’ stata un’esperienza traumatica, devastante. Sulla strada per Macenta, dopo aver percorso 50 km di pista martoriata da diverse stagioni delle piogge, praticamente in mezzo al nulla, la macchina improvvisamente si ferma. Sono più o meno le 16.00 e intorno non c’è anima viva. Bob pensa che sia la pompa della benzina, ma verifichiamo subito che non è quello il problema. Io inizio ad entrare nella “dimension” di dover passare lì la notte… finché un miracolo!!! Passano di lì due uomini in moto, e dopo avergli dato 100.000 franchi guineani, li mandiamo al primo villaggio dove c’è un meccanico, che dicono disti circa 20 km, quindi un paio di orette! Ma la fortuna oggi vuole essere dalla nostra parte… e poco dopo che questi due uomini sono partiti, passa di lì un altro uomo. Gli chiediamo subito se è un meccanico, e lui risponde che se ne intende un po’. Ma in verità se ne intende eccome! La fa partire subito. Era un problema di un fusibile! Una stupidata che ci è costata più di un’ora!. La pista diventa sempre più brutta e il sole sempre più fioco. Ad un certo punto sembra di essere su di un cratere pieno di solchi, dune, crepe e spaccature del terreno. Mentre affrontavamo un super crepaccio, le due ruote di destra affondano in una crepa che tra l’altro è fangosa e ci siamo ritrovati in una posizione al limite del ribaltamento. Dopo brevi ma intensi momenti di vero panico, Bob da gran maestro aziona i blocchi dei differenziali, inserisce le marce ridotte, e balziamo fuori con un’inaspettata facilità… la macchina si raddrizza!!! Siamo tutti sotto stress, forte stress psicologico. Bob è stato divino in tutto questo, nessun aggettivo sarà mai abbastanza superlativo per descriverlo! È stato davvero un grande! Un Dio!!! Continuiamo per questa pista ancora per qualche km, sempre con le stesse difficoltà e tra mille peripezie, quando ad un tratto la macchina si riempie di fumo, ma un fumo strano, non di bruciato, io mi spavento molto e voglio scendere, ma non è semplice perché il terreno sotto le ruote è tutto ondulato e instabile. Bob appena riesce ferma la macchina e balziamo tutti fuori. Cerchiamo di capire cos’è successo, ma è buio pesto e non c’è segno di pezzi che bruciano… rimaniamo lì per qualche minuto ancora, il fumo è uscito, ma il mistero non è stato risolto. Volente o nolente, dobbiamo ripartire. La strada è ancora lunga. Arriviamo ormai a buio inoltrato a Macenta e ci mettiamo subito alla ricerca dell’hotel più decente descritto dalla guida “lonely planet” che in realtà ci accorgiamo ben presto essere uno schifo totale. Non c’è elettricità, né acqua corrente, le porte e i muri cadono a pezzi, c’è sporco e lerciume ovunque. Si capisce però che un tempo questo doveva essere stato un bell’albergo, come lo descrive la guida. Ma la Guinea è al limite della sopravvivenza e della decenza, in fortissimo decadimento, senza alcuna dignità. Bob che c’era stato qualche anno prima, rimane sbalordito dal peggioramento e dal degrado in cui si trova ora. Dopo alcuni attimi di isterismo in cui do di matto perché vorrei un hotel migliore, mi rassegno a rimanere in quella bettola, perché tanto gli altri saranno peggio. Con la pila sulla fronte e la sacca piena d’acqua che Bob tiene in macchina per le emergenze, mi faccio una pseudo-doccia, mentre Bob e Miky si lavano col catino che c’è in bagno. Usciamo e andiamo in paese con la macchina per telefonare ai nostri familiari visto che in Guinea non c’è campo per i cellulari. Cerchiamo un “telecentre” ma con sempre più incredulità veniamo a sapere che non esiste una linea telefonica fissa. Sono davvero disperati! Alla fine riusciamo a telefonare a casa grazie ad un ragazzo del posto che ci presta il suo telefonino. La cena segue le orme di questa situazione disastrata ed entriamo in una vera e propria catapecchia. Ovviamente io non prendo nulla, mentre Miky e Bob azzardano un piatto di carne e patate, che a giudicare dalle loro facce non dev’essere granché. Andiamo a letto stanchi e delusi…la Guinea deve assolutamente risollevarsi! Non può continuare in questo catafascio.

Giorno 07-03-08

Ore 8.00. facciamo colazione fuori usando la roba di Bob, fornellino, tavolino e sedie incluse. Cerchiamo un benzinaio con la solita emergenza gasolio. Ce ne sono pochissimi e tutti sprovvisti di gasolio. Alla fine il padrone dell’albergo ci conduce da un tipo che apre solo per noi. Benzina fatta, partiamo con destinazione Liberia. Mentre ci lasciamo Macenta alle spalle, possiamo ammirare la bellezza del villaggio contornato da montagne e da scorci di rigogliosa vegetazione. La strada finalmente è asfaltata e in poco tempo arriviamo a Nzerenkòre. Lungo la strada ci prendiamo anche una piccola pausa per fotografare alcune persone che da un fiume estraggono la sabbia per costruire le case. Parliamo con loro e veniamo accolti con calore. Il paesaggio è magnifico. Rimontiamo in macchina e continuiamo il nostro viaggio. All’improvviso vediamo una fila di macchine ferme e una sbarra con vicino dei militari. Scendiamo e chiediamo cosa succede. Ci dicono che l’esercito guineano sta reclutando gente del posto e che potrebbero volerci anche delle ore… oh no! Un altro intoppo! Ne approfitto per scattare delle foto, ma vengo subito fermata da quest’uomo bellissimo che mi dice di non fare foto siccome ci sono dei militari. Parlo un po’ con lui, scopro che è israeliano e che lavora per una ditta che estrae bauxite! Sto ancora piacevolmente chiacchierando con lui, quando Miky mi fa notare che le sbarre si stanno alzando e le macchine iniziano a muoversi. Con facilità arriviamo a Nzerenkòre Bob decide di fermarsi ad un “vulcaniseur” per cambiare una gomma sgonfia e per prendere due camere d’aria da tenere di scorta, ma siccome è venerdì, ed è il loro giorno di festa, questa sosta ci è costata ben tre ore . Ne approfitto per bagnarmi i capelli con la sacca di Bob, c’erano 50°, un caldo insopportabile. Do alcune caramelle a dei bambini che lavoravano come formichine operaie, e compriamo delle banane squisite da una ragazza. Finalmente arrivano le camere d’aria e possiamo ripartire per la frontiera liberiana. Percorriamo una pista non asfaltata bellissima, in mezzo alla foresta pluviale, piena di banani e palme da cocco. Qui decidiamo di scambiare 150 euro in dollari liberiani e ancora una volta ci ritroviamo con quintali di banconote, sei mazzette da 10 cm l’una! Verso le 16:00 arriviamo al confine con la Liberia e qui finalmente posso sfoderare il mio inglese, ma devo ricredermi subito, quando scesa dalla macchina, la gente inizia a parlarmi … ma questo non è inglese!!!!
Sembra una lingua loro, un inglese modificato. Capisco a stento, ma vado lo stesso con Bob a sbrigare le pratiche doganali. Perdiamo un sacco di tempo, tre ore in tutto perché ci mandano da un ufficio all’altro, smarrendo anche la patente di Bob, che dopo momenti di panico e rabbia, scopriamo essere rimasta in mezzo ad incartamenti nell’ufficio di un militare. Ripartiamo che è già sera, quindi non arriveremo fino a Monrovia, ma ci fermeremo a Ganta. Anche qui la situazione hotel è drammatica. L’unico albergo decente è tutto pieno. Rimangono solo degli squallidissimi motel che sembrano topaie. Il nostro, che si chiama “Monica”, è pieno di grossi ragni, e le camere sono minuscoli buchi senza finestre con dentro un letto. Divento isterica, carica dello stress appena subìto in dogana e di una buona dose di stanchezza, sono insopportabile e mi lagno inutilmente perché tanto non c’è altra soluzione. Decido di non lavarmi e di dormire con Miki in macchina. Bob invece, impavido, si fa la doccia in quei bagni lugubri e decide di dormire in quella specie di cella di prigione. E la cena? Vista l’ora tarda e la stanchezza generale, decidiamo di farci da mangiare noi. Bob apre la sua “Toyota supercar” e come Michael Knight, trasforma il retro in una cucina. Optiamo per il risotto ai funghi della Knorr. Lo gustiamo fino all’ultima forchettata e ci diamo la buonanotte. Non so come abbia dormito Bob, ma io e Miky in macchina eravamo abbastanza scomodi… La dimension però era perfetta, sublime. Un cielo pieno di stelle e la pace più assoluta.


Giorno 08-03-08

Anche stamattina colazione fai-da-te. Mentre Miki e Bob sistemano il portapacchi mi lavo i capelli con la sacca d’acqua. Partiamo con destinazione Monrovia. Dopo poco ci accorgiamo che ai lati della strada c’è pieno di piantagioni di caucciù di proprietà della Firestone. Ci fermiamo a fare le foto. Troppo forte!!!! Ad ogni pianta è attaccata una ciotolina che raccoglie il caucciù liquido che scende dal tronco. Lo possiamo vedere e toccare con mano, è gommoso!
Riprendiamo la strada per Monrovia. Diversamente da quello che ci aspettavamo, la Liberia non sembra un paese appena uscito dalla guerra, se non fosse per qualche scheletro di macchina e autobus incendiati lungo i margini della strada, e qualche abitazione chiaramente bombardata. Ciò che invece ci colpisce molto sono i mille cartelloni con diversi slogan: dalla prevenzione all’HIV, al disarmo del paese, al reintegro dei bambini soldato nelle proprie famiglie, a combattere le violenze sulle donne. Ad un certo punto passiamo davanti ad uno dei tanti check-point dell’ONU che controllano la sicurezza e il disarmo del paese. Ci sentiamo molto più tranquilli visto che non avevamo molte informazioni riguardo la sicurezza del paese. Dopo qualche chilometro siamo obbligati a fermarci ad un controllo della polizia locale. Appena entro nell’ufficio registrazioni rimango impietrita davanti a dei cartelloni con foto di guerra che mostrano scene inquietanti. Ripartiamo, ma il nostro tragitto viene ostacolato più volte da queste seccature e perdiamo un sacco di tempo. All’improvviso vediamo un corteo di donne sfilare lungo la strada, e dagli striscioni che tengono in mano ci ricordano che oggi è la festa della donna e loro la stanno celebrando con musica e canti. Ci fermiamo per qualche foto, e di nuovo “sur la voiture”. Arriviamo a Monrovia che sono già le 17:00 passate. Notiamo che qui quasi nessuno possiede un’auto. La città è piena di taxi tutti “Toyota Sunny”, tappezzati di adesivi e di frasi divertenti tipo: “lavora come uno schiavo oggi e divertiti come un Dio domani”, e di grossi luccicanti fuoristrada dell’ONU. Ci mettiamo alla ricerca di un hotel, ma dopo i primi due, capiamo che i prezzi sono alle stelle (150$). Ne troviamo uno economico, l’“Hotel Ramona” (65$) che a differenza di quelli della Guinea ha acqua corrente, energia elettrica e clima. Ci sistemiamo e decidiamo di andare subito a cena. Ci facciamo accompagnare dal guardiano dell’hotel in un locale vicino. Mangiamo e andiamo a letto. Mi rendo conto che malgrado la miriade di generatori e gli edifici crivellati di colpi, Monrovia possiede un’indubbia energia e una risoluta determinazione a rinascere. E’ difficile credere che solo tempo poco tempo fa era una zona di guerra!!


Giorno 09-03-08


Ci alziamo di buon’ora e facciamo colazione in hotel. Con la luce del sole mi accorgo che l’hotel è completamente circondato da filo spinato! Consultiamo la guida e decidiamo di andare a Robertsport, una cittadina sulla costa. Certo non sarà come andare al “Sapo National Park”, il parco che avevamo come tappa d’obbligo sin da quando siamo partiti dall’Italia. Il Sapo ha una lussureggiante distesa di 1.800 Kmq che ospita gli ultimi tratti residui delle originarie foreste pluviali dell’Africa Occidentale, oltre ad una notevole varietà di specie protette, come gli elefanti della foresta, ippopotami nani, scimpanzè e antilopi. Ma tutto sommato anche prendere il sole in riva all’oceano su una spiaggia deserta non sarà da meno!! Prima di partire scambiamo in dollari americani, perché è la moneta che i liberiani preferiscono. Secondo noi accettano di buon grado i $ perché c’è una grandissima svalutazione del dollaro liberiano, (si spiegano le mazzette da 10cm l’uno), e soprattutto abbiamo notato che qualsiasi esercizio commerciale non indispensabile alla vita di una persona (ristoranti ed hotel) sono usati dal personale ONU oppure da gente del luogo molto ricca e che quindi preferiscono pagare in dollari americani. A Robertsport e ci arriviamo con facilità. La strada è per la maggior parte asfaltata, solo l’ultimo pezzo è sterrato. Gli unici imprevisti sono stati un poliziotto che ha fatto la multa a Bob perché guidava con le ciabatte, un taxi in panne che abbiamo dovuto trainare e diversi ponticelli in legno alquanto instabili e precari. Robertsport si trova su una penisola separata dalla terraferma dal lago Piso, era un tempo una tranquilla cittadina di mare, ora è completamente distrutta dalla guerra. Non ci sono né infrastrutture né alberghi in cui soggiornare, ma quando parcheggiamo la macchina e ci avviamo verso la spiaggia, rimaniamo senza fiato! La spiaggia è ancore magnifica! Una distesa lunghissima di sabbia dorata e…. tutto questo solo per noi! Non c’è praticamente nessuno, solo qualche bimbo del posto e un gruppo di persone della Croce Rossa internazionale di Ginevra e dell’ONU. Ci buttiamo subito nell’ acqua che per nostro stupore non è fredda! Che bello! Ci sono anche un sacco di onde! Infatti leggo sulla guida che Robertsport era la meta preferita per i surfisti! Torniamo su dal mare e ci rilassiamo con una gara di cruciverba. Io e Miki contro Bob. Bob, dall’alto della sua cultura, ovviamente ci straccia e a me viene una gran fame. Non c’eravamo portati nulla per pranzo, convinti di trovare un piccolo barettino, invece qui non c’è proprio nulla! Ma ho troppa fame, devo escogitare qualcosa! C’è un ragazzo poco distante da noi con un pesce in mano e io mi ci fiondo come un avvoltoio. Gli chiedo se può pescarcene uno e cucinarcelo e dopo più o meno un’ora mangiamo il più semplicemente squisito pesce mai mangiato. Pescato, pulito e cucinato all’istante, davanti ai nostri occhi. Che dimension! Troppo togo!... Stiamo ancora mangiando, quando due signori si avvicinano a noi e ci chiedono se siamo qui per lavoro, rispondiamo che no, siamo solo turisti e la loro meraviglia è stato un coro all’unisono: “What? Tourist? Are you crazy?” Non potevano crederci. Facciamo un po’ di conversazione e gli racconto del nostro viaggio e loro mi dicono che lavorano per una compagnia telefonica e in due anni noi siamo praticamente gli unici turisti che hanno incontrato. E’ stato spassoso parlare con loro, erano molto divertenti. Ma ormai sta calando la sera e vogliamo fermarci a fare qualche foto. Parcheggiamo in questa lunga via costeggiata da palme e case distrutte. La maggior parte sono case coloniche, un tempo sicuramente molto belle. Iniziano ad arrivare mucchi di bimbi curiosi e ben presto siamo circondati da loro. Torniamo verso Monrovia appagati da questa splendida giornata. Andiamo a cena al solito ristorante. Domattina si riparte per tornare indietro!



Giorno 10-03-08


Il ritorno è stato molto più agevole dell’andata. Abbiamo ripercorso le stesse strade gli stessi check-point e anche visto gli stessi poliziotti.
A parte una poco gradevole chiacchierata abbastanza animata con un gendarme guineano al di là del confine con la Liberia che ci impediva il passaggio per avere dei soldi non dovuti, tutto scorre via liscio come l’olio e senza intoppi. Arriviamo a Nzerekorè e, dopo aver fatto delle stupende foto nella foresta mentre tramontava il sole, cerchiamo un hotel. C’è un po’ di discussione perché ne troviamo uno molto carino ma non ha l’acqua corrente, e c’è l’hotel del presidente Lansana Contè, “l’hotel du Mont Nimba”, che costa molto di più ma, caso strano, ha l’acqua corrente. Da notare che in città nessun edificio, a parte questo hotel, disponeva di acqua corrente, è chiaro che il presidente non si fa mancare nulla a discapito della popolazione, Vergogna!!! Alla fine però cedo alla tentazione di una doccia e i ragazzi decidono di accontentarmi e soggiornare al Mont Nimba. Ceniamo all’hotel, Miki prende una zuppa di legumi, io e Bob un filetto di boeuf buonissimo! Andiamo a letto presto, domattina si riparte per Kankan!


Giorno 11-03-08

Colazione all’hotel con papaya e dolcetti con marmellata. Con la luce del mattino, l’hotel è veramente bello, circondato da una vegetazione rigogliosa e avvolto da una nebbiolina che rende tutto un po’ mistico. C’è quasi freddo perché Nzerekorè è situato su di un altopiano. Carichiamo le valigie e di nuovo in strada con destinazione Kankan. Ovviamente non rifaremo la strada secondaria che abbiamo fatto all’andata, ma anche se un po’ più lunga, prenderemo quella principale per Kissidougou. E’ sicuramente migliore dell’altra, ma comunque sempre in pessime condizioni. Ci fermiamo solo per comprare delle banane lungo la strada. Io rimango in macchina. Sento Miky che mi chiama: “Cri, girati guarda cosa c’è qui, ne vuoi un po’?” La mia risposta è stata un urlo. Oltre alle banane le donne vendevano cavallette morte da mangiare. Che schifo, mi sogno ancora quella ciotola piena di quegli insetti schifosi! Che incubo! Riprendiamo la marcia e solo a sera tarda arriviamo a Kankan, stesso hotel, camere diverse, ma sempre molto spaziose. Stessa cena, sempre buonissima. Ore 23:00, siamo già a letto! Domani destinazione Bamako.


Giorno 12-03-08

Ore 9.00. Colazione allo stesso identico tavolo dell’altra volta. Ce la prendiamo con comodo. Bob fa lavare la macchina a un tipo dell’hotel. Partiamo. Ancora una volta troviamo l’emergenza gasolio. A Kankan c’è il mercato e la città è brulicante di gente. Bob deve fare una gimcana tra la folla e stare attentissimo a non travolgere nessuno perché camminano tutti in mezzo alla strada e non si accorge di essere entrato in un senso unico… ma la polizia sì, e ci fanno la multa. Paghiamo senza ricevere alcuna ricevuta. Ripartiamo per Bamakò. Non facciamo neanche 100m che di nuovo la polizia ci ferma. Che palle!!! Dobbiamo ancora fare gasolio e siamo in forte ritardo sulla tabella di marcia. Questa volta non ci accorgiamo di una rotonda che in effetti non ne ha le sembianze, e giriamo a sinistra, tagliandola. Bob stavolta si impunta che vuole la ricevuta, altrimenti non paga, e il poliziotto “casualmente” dice che ha dimenticato il libretto delle ricevute in caserma. Bob non si arrende e ci facciamo accompagnare in caserma per parlare col capo della polizia di Kankan. Bob gli denuncia tutte le corruzioni in dogana, la multa appena pagata senza ricevuta, e di nuovo questa senza ricevuta. Il suo tono è arrabbiato e deluso allo stesso tempo. Gli dice che non tornerà mai più in Guinea perché rispetto a quando c’era stato 2 anni fa è peggiorata tantissimo. Saranno state queste ultime parole e le denuncie di corruzione, sta di fatto che ce ne andiamo a testa alta senza pagare nulla. Ripartiamo sperando di non trovare più intoppi. Dobbiamo ancora fare gasolio e abbiamo già setacciato tutti i benzinai di Kankan. Per fortuna una baracca lungo la strada ci indica alcune taniche di gasolio sopra un tavolo. Ne compriamo un paio e così risolviamo anche questo problema. Il nostro viaggio continua. La strada è in buone condizioni e verso le 17.00 arriviamo alla frontiera col Mali. Scendiamo e andiamo sotto la capannina dei militari ad aspettare il nostro turno. Stranamente c’erano un sacco di persone in coda per le registrazioni, diversamente da tutte le altre dogane, dove praticamente c’eravamo solo noi. Poco distante dalla capannina ci sono delle donne che grigliano della carne in un recipiente bisunto e la mettono in mezzo al pane con senape e verdure. Miky e Bob si leccano i baffi, solo loro, io davvero non posso credere che se ne comprano uno a testa e lo mangiano anche di gusto!! Finalmente è il nostro turno e tutto fila liscio… Passiamo la dogana e siamo nel Mali!! Il paesaggio è meraviglioso, color porpora. Ci fermiamo a fare foto in un villaggio ai piedi dei maestosi picchi rocciosi di varie forme, tra cui anche “la machina volante” come l’ha battezzata Bob, molto singolare e bizzarra. Arrivano subito fiumi di bambini tra cui un superpiccolo (come chiamo quelli neonati) che prendo in braccio e cullo col desiderio di portarlo a casa con me. Dopo un quarto d’ora mi rassegno a ridarlo a sua madre. Ripartiamo per Bamako. Sono quasi le 18:00 e un gigantesco arco a forma triangolare con sopra un mondo ci dà il benvenuto a Bamako. Mi innamoro subito di questa città. Qui sono davvero molto avanti, moderni e funzionali. Bamako è veramente una città fenomenale!! Passiamo sopra il Niger col sole che sta calando e riflette rosso nell’acqua. E’ magia ed emozione. Cerchiamo un hotel in cui era stato Bob alcuni anni prima con la Paola, l’hotel .?. ma non riusciamo a trovarlo. Ne troviamo uno però molto carino, con piscina, l’hotel “Mounia”. Ha la doccia e l’aria condizionata. Perfetto. Decidiamo di lavarci e andare a cena in qualche locale, per vedere un pò la città di sera. Ci fermiamo al “le savana” un risto-pub che da fuori sembra molto carino. Entriamo ed è anche meglio. Tutto in stile africano, curato in tutti i dettagli. Arriva un cameriere figo e ci porta dei popcorn. Ordiniamo la cena. Prendiamo tutti e tre il capitain, solo condito diversamente. Miky lo prende cucinato al “Roquefort” , Bob alla “Meunière” ed io alla “Dijonnaise”, io e Bob con patatine fritte e Miky con patate al cartoccio. Arrivano dei ragazzi e iniziano a suonare e cantare dal vivo, proprio vicinissimi a noi. Che dimension!! Prendiamo infine una coppa gelato tropicale. Squisita. Parliamo tutta sera della difficoltà dei rapporti, di come sia difficile andare sempre d’accordo e superare la difficoltà, di come oggi si fa presto a lasciarsi piuttosto che cercare di sforzarsi a venirsi incontro. E’ bello parlare con Bob. E’ saggio e divertente. Serata memorabile.


Giorno 13-03-08

Ci alziamo presto e facciamo colazione in hotel. Pane e marmellata. Paghiamo e partiamo per Bobo. Abbiamo una giornata intera di viaggio. Ho ascoltato per buona parte del tragitto il mio MP3 godendo nel frattempo del panorama fuori dal finestrino. Ma non appena si è fatto buio l’ho tolto ed ho iniziato un’interessante conversazione con Bob sulla morte, su come sia argomento tabù per me, sulle mie paure e sul fatto che non riuscirei mai a sopportare la morte dei miei cari… Bob invece ha tutta un’altra concezione della morte e vive questa cosa in maniera molto più serena della mia. La sue parole sono state davvero molto importanti per me. Mi porterò sempre nel cuore tutti i suoi insegnamenti. Arriviamo a Bobo che è già buio. Alloggiamo come sempre da “Koumbo” al “Pashà”. Mangiamo la solita cena squisita. Alle 23:00 siamo a letto. Domattina si riparte per Ouagadougou.


Giorno 14-03-08


Abbiamo già fatto colazione, caricato le valigie in macchina e salutato Koumbo. Abbiamo 5 ore di viaggio per arrivare a Ouaga. Tutto va per il meglio e nel primo pomeriggio siamo già arrivati e cerchiamo un hotel. Io propongo l’hotel “Yibi”, c’ero già stata due anni fa con Miky e mi era piaciuto molto. Purtroppo è pieno e ci accompagnano in una loro dependance un po’ fuori mano, dove dicono c’è ancora qualche camera libera. Ma io e Bob rimaniamo un po’ delusi, non ha niente a che vedere con ”l’Yibi”, e così decidiamo di andare da “Ricardo”, un po’ caro, ma sempre una certezza. Abbiamo deciso che gli ultimi due giorni dobbiamo passarli nell’agio. Appena arrivati ci accoglie sua moglie, Ricardo non c’era. Andiamo a farci la doccia, le camere sono davvero belle, come me le ricordavo. Andiamo a casa di Arouna perché Bob vuole fargli vedere la macchina e tutte le cose da sistemare come il portapacchi e lo sterzo. Mentre tutti gli uomini trafficavano attorno alla Toyota, io gioco con suo figlio piccolo. Finalmente tornano, ho una fame pazzesca, e decidiamo di andare a mangiare in un locale lì vicino. Il Tam-tam. Mangiamo bene e tanto. Domani per Bob è l’ultimo giorno. Sono triste per lui.


Giorno 15-03-08


Dopo una notte abbastanza irrequieta a causa delle zanzare, mi sveglio alle 8:00. Dopo poco Bob ci bussa per andare a fare colazione. Dice che ha parlato con la moglie di Ricardo e ha detto che oggi ci sarà un’altra manifestazione per l’aumento dei prezzi sugli alimentari. Subito dopo colazione Bob e Miky partono per Basse Zangà per salutare tutti gli abitanti del villaggio dove due anni fa Miky ha trascorso 3 mesi per una missione umanitaria. Io rimango in hotel e sto in piscina tutta mattina a rilassarmi sotto al sole. Sento molte sirene e sono un po’ preoccupata per Bob e Miky. Cerco di distrarmi col punto croce ma verso l’una inizio ad angosciarmi perché non sono ancora tornati. Chiedo al cameriere che mi ha appena portato da bere, se sa qualcosa riguardo la manifestazione. Mi risponde che non sa niente me che non devo preoccuparmi, che andrà tutto bene e infatti ecco che arrivano i miei eroi! Finalmente. Mi raccontano di aver visto diversi militari e gruppi di manifestanti con cartelloni ma tutto abbastanza tranquillo. Pranziamo e rimaniamo in piscina tutto il pomeriggio. Sotto sera andiamo lungo la via che porta all’hotel dove in riva alla strada ci sono diversi vivai. Bob e Miky comprano dei baobab nani. Rientriamo in hotel, tempo di caricare le valigie di Bob in macchina e siamo già in aeroporto. Lo salutiamo per l’ultima volta. Domani avremo anche noi la sua stessa espressione. Quella di chi non ha nessuna voglia di tornare. Ciao Bob buon viaggio!

Giorno 16-03-08

E’ il nostro ultimo giorno. Stasera anche noi saliremo tristi e malinconici sull’aereo. L’unico pensiero che mi da coraggio, è sapere che presto tornerò nella mia africa. Sono solo 2 ore che l’ho lasciata e già mi fa male il cuore se penso ai colori, ai profumi, ai mercati, ai miei piccoli bambini che mi corrono incontro per una caramella, alle chiacchiere serali, al mare di Robertsport, ai villaggi con le case di fango e paglia, l’harmattan che offusca tutto e il niente…perché si sa che quando uno è lasciato dietro un vetro, tende a sentire che gli manca qualcosa , anche se ha tutto e non gli manca niente, tranne del niente che gli manca davvero, del niente che non si può comprare, del niente che non corrisponde a niente, il niente del cielo e dell’universo, o il niente che hanno gli altri che non hanno niente.